La vita nuda della materia domenica 25 febbraio dalle ore 12
(arte, terra, polvere, muffa)
Stanza – Ci Sono Cieli dappertutto nell’ambito del progetto Lessness – Fatti di terra
vi invita a scoprire le opere in mostra tra le quali
“il Burri più piccolo del mondo”
Coniata da Samuel Beckett e tradotta “senza”, e da noi ritradotta “essenzialità”, nel suo ostentato volersi liberare e fare a meno di (quasi) tutto, “lessness” in realtà comprende e designa ogni cosa, proprio come “arte” – l’arte.
Nel pomeriggio, una conversazione con Silvia Bordini illustrerà “alcuni aspetti della terra come materia e metafora nelle opere d’arte”. E mentre Silvia Stucky smonterà la sua opera fatta di diverse terre, e Lindo Fiore ci coinvolgerà in un suo fascinoso esperimento/ performance, elogio dello sparire, il poeta Carlo Bordini offrirà un reading di suoi testi tratti dalle raccolte Polvere e I costruttori di vulcani.
Non è un caso che l’ultima, imminente parte del progetto Lessness nella Stanza avrà come titolo una formula del filosofo Emmanuel Levinas: Un monde sans moi (“un mondo senza di me”, o anche: “un mondo senza io”).
Dall’avventura e meraviglia dell’abitare, Fatti di terra (prima parte del progetto Lessness volge lo sguardo al mistero dell’essenza stessa della vita. Dal microscopico al macroscopico la terra si fa nuda e si reinventa, continuando a stupirci con il racconto delle sue infinite forme di vita.
Nel corso della giornata verrà infatti mostrata, forse addirittura svelata, l’opera di Alberto Burri più piccola del mondo: Muffa, 1951, 2,5 x 8 cm., pietra pomice, olio su cellotex, legno, e una dedica scritta sulla cornice. Non sorprende che il “disegno” ricordi l’opera più grande dell’artista umbro, dieci ettari circa, cioè il Cretto di Gibellina – un’opera (1985-1989) dentro la quale è possibile camminare, e che copre e custodisce con un manto bianco, come un sudario di cemento, detriti e memoria di un intero paese distrutto dal terremoto nel 1968. Fatti di terra. “Il Burri più piccolo del mondo” (1951) è invece una muffa biancastra e, più che alle dimensioni, è alla natura stessa del “mondo materiale”, in senso tanto fisico quanto spirituale, che, come forse tutta l’opera di Burri, ci fa pensare.
Maurizio Calvesi scrisse pagine illuminanti sull’operazione alchemico-filosofica di Burri, la sua riduzione fenomenologica dell’esistente in immagini che svelano la disponibilità metamorfica e metaforica della materia. Ma il viaggio di Burri nella materia è un viaggio nella vita umile, la vita nuda delle cose. E la sua piccola Muffa, realizzata combinando efflorescenze di pietra pomice con pittura a olio, costituisce, come ha scritto Saverio Verini (che sarà presente domenica), “una summa della poetica dell’artista”, sia sul piano etico-estetico del materiale che nella grazia del disegno.